Scattano i finanziamenti del Decreto Cer per la produzione con impianto fotovoltaico grazie alle Comunità energetiche rinnovabili: come fare richiesta. E per chi installa i pannelli solari con lo sconto fiscale, il 2024 consente ancora un risparmio del 50%, poi calerà al 36
L’aiuto di “fratello sole” può contribuire a ridurre di molto il consumo di energia. Alla fine di febbraio sarà probabilmente approvata la direttiva sulle case green che prescrive che gli stati nazionali debbano ridurre progressivamente il consumo di energia, almeno del 16%, entro il 2030, e del 20-22 per cento entro il 2035. I singoli Stati dovranno darne applicazione. Anche se il fotovoltaico non riduce il consumo di energia ma ne permette la produzione di ulteriore, ne riduce di fatto il fabbisogno, sostituendolo la produzione da fonte fossile con quella rinnovabile.
Produrre da soli l’energia è il sogno un po’ di tutti, senza più dipendenze dalle situazioni geopolitiche, dalle possibilità materiali di approvvigionamento e soprattutto dalle variazioni speculative di mercato.
Il 2024 è quindi l’anno degli incentivi per il fotovoltaico.
Per quelli fiscali, spetta ancora la detrazione in dieci anni del 50% della spesa, inserita alla lettera h dell’articolo16 bis del Testo unico sulle imposte dei redditi, che si ridurrà, dal 2025, al 36%.
Per gli incentivi sulla spesa e di tariffa, è prossima la pubblicazione entro febbraio del Decreto Cer, che conferma, amplia e stabilizza, le condizioni per creare i gruppi di autoconsumo e le comunità energetiche. Fissa, per l’intero territorio, il premio sulla tariffa dell’energia consumata dal gruppo di autoconsumo o dalla comunità energetica nel momento della produzione realizzata contemporaneamente al consumo. Determina il contributo a fondo perduto sino al 40% delle spese di installazione negli edifici situati nei comuni sino a 5.000 abitanti.
Entrambi sono contributi limitati che si esauriranno presto. La tariffa premio ci sarà sino al raggiungimento della potenza complessiva installata di 5 gigawatt.
Per saturarla bastano circa 50 mila condomìni della dimensione di 50 appartamenti ciascuno, con potenze medie installate di 100 kW per edificio. Se poi vi si aggiungono solo una parte delle 25 mila parrocchie italiane, che si sono preparate da tempo, è facile comprendere che gli incentivi si esauriranno presto. Per esaurire i fondi del Pnrr di 2,2 miliardi bastano invece 55.000 edifici con una spesa di centomila euro per l’installazione.
È quindi il momento di prendere o lasciare le occasioni offerte dal Decreto Cer: concluso tra poco l’esame della Corte dei conti, sarà pubblicato. Dopo trenta giorni, su proposta del Gse (Gestore dei servizi energetici, la società pubblica che sviluppa l’uso delle fonti rinnovabili) e verifica da parte di Arera (l’authority di regolazione e controllo sul fronte energetico e ambientale), saranno approvate le regole operative di accesso ai benefici. Seguirà poi, dopo ulteriori 45 giorni, l’attivazione della piattaforma per l’invio delle richieste. Di seguito le opportunità del fotovoltaico dall’impianto individuale, al gruppo di consumo condominiale, alle comunità energetiche.
Il fotovoltaico individuale
La partenza di ogni installazione, da quella della casa solitaria, al condominio, alla comunità energetica è sempre il portale dell’autoconsumo realizzato dal Gse www.autoconsumo.gse.it. Partendo dal piccolo, basta inserire l’indirizzo, i kWh consumati durante l’anno, ricavati dalla bolletta e si ottengono i risultati ricavabili dall’impianto, con o senza la detrazione fiscale sulle imposte che si pagano nei successivi dieci anni. La simulazione può essere effettuata anche nell’ipotesi di ricorso al finanziamento o tramite una Esco, società specializzata nell’efficientamento energetico. È ovvio che il rendimento migliore si ha senza finanziamento. Per produrre l’energia consumata in media in un anno, che è di 2.700 kWh, bastano 16 metri quadrati di tetto. I pannelli vanno sul tetto, zavorrati e intelaiati. L’inverter trasforma l’energia prodotta da corrente continua in corrente alternata. Lo scambio dell’energia non auto consumata avviene con il contatore di installato da E-distribuzione. Per una casa solitaria, ad esempio nell’entroterra ligure, la spesa prevista è di 5.670 euro, il tempo di ritorno dell’investimento, che rende eguale la spesa sostenuta all’energia auto consumata o ceduta in rete con il contratto del ritiro dedicato, rimborso dell’energia immessa in rete, o con lo scambio sul posto, compensazione tra l’energia prodotta e quella consumata, e le minori imposte pagate, è di 9,5 anni, con un rendimento dell’investimento del 5,6% annuo. Nel caso di finanziamento, il tempo di ritorno passa a 14,3 anni con un rendimento del 5,8%. Nel caso di contratto con una Esco non si spende nulla ma solo dopo 25 anni si guadagnano 739 euro. Per ogni ipotesi il portale del Gse indica i passi strategici successivi da compiere per realizzare davvero l’impianto, incluse anche le autorizzazioni necessarie. Aumentando la potenza installata, raddoppiandola o triplicandola, si nota come la maggiore produzione di energia rispetto al costo dei pannelli installi permette di diminuire il tempo di ritorno. È quindi possibile rivolgersi a progettisti e installatori avendo già le idee abbastanza chiare sui risultati ottenibili, tenendo conto che l’efficienza produttiva dei pannelli sta progressivamente aumentando. Nei costi, vengono considerati nel portale anche le manutenzioni. Da aggiungere l’assicurazione, sempre consigliabile verso eventi atmosferici importanti come le grandinate d’autunno.
Il fotovoltaico condominiale
Il portale dell’autoconsumo del Gse www.autoconsumo.gse.it permette di simulare il risultato dell’installazione, in un indirizzo specifico per il gruppo di consumo condominiale che per la comunità energetica. Lo scambio dell’energia prodotta dall’impianto sul tetto avviene tramite il contatore condominiale; la quota di energia che non è oggetto di autoconsumo per i servizi condominiali e che viene immessa in rete, riceve l’incentivo se i condomini che hanno aderito al sistema di autoconsumo collettivo assorbono energia nel momento stesso della produzione, ora per ora, non con un collegamento fisico dei contatori, ma semplicemente con l’associazione “virtuale”, realizzata con i contatori intelligenti installati nelle case, dopo aver comunicato per il tramite del referente, ad esempio l’amministratore del condominio, il codice POD che identifica la fornitura individuale aderente con il codice POD del condominio.
L’energia eventualmente in eccedenza viene immessa in rete e remunerata al prezzo di mercato (attraverso un contratto di Ritiro Dedicato. In questo caso è possibile sottoscriverlo con il Gse e il prezzo è il Prezzo Zonale Orario). Esempio: L’impianto condominiale produce 100 kWh: di questi, 20 vengono usati dal condominio (ascensore, illuminazione spazi condominiali, etc). Dei rimanenti 80kWh, 50 vengono consumati dai condomini mentre 30 vengono immessi in rete. I 20 consumati dal condominio sono auto consumati, i 50 consumati dai condomini vengono incentivati (10 centesimi a kWh), e i rimanenti 30 venduti al mercato.
Da considerare la possibilità di ottenere un finanziamento al condominio che permetta di effettuare da subito l’investimento in fotovoltaico, che usufruisce, per il 2024, ancora della detrazione fiscale del 50%.
La difficoltà maggiori sono però sempre di calare il nuovo in condominio, in cui contano le valutazioni e le situazione particolari di ciascuno dei proprietari, singolarmente percepite. Spiegare le opportunità è sempre difficile e oggetto di valutazioni personali contrastanti, tanto varie quanto è varia la vita delle persone che vi abitano. La libertà di forma nell’accordo tra i condòmini, la possibilità che coloro che hanno diritto agli incentivi siano anche gli inquilini ma che la spesa sia sostenuta dai proprietari, l’individuazione di società che assistano l’amministratore di condominio nella gestione dei rimborsi da parte dei Gse in base al regolamento approvato dal condominio, il fatto che la gestione non debba essere realizzata a scopo di lucro, sono tutti elementi, che se non chiariti, nelle linee guida che seguiranno al Decreto Cer, anche con esempi operativi già sperimentati, possono portare al blocco fatale di una opportunità importante.
Le Comunità energetiche rinnovabili
Il capannone, il piazzale inutilizzato, la rimessa delle auto, sono tutti spazi che possono ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (costituiti in genere da pannelli per fotovoltaico) che, con le nuove regole, possono ciascuno arrivare alla potenza di un megawatt. Se il consumo delle utenze aderenti alla comunità energetica è organizzato in modo da tale da massimizzare il consumo contemporaneamente alla produzione dell’impianto, l’incentivo previsto prima dell’entrata in vigore del Decreto Cer è di circa undici centesimi a chilowattora, quasi la metà del costo dell’energia consumata agli attuali livelli di prezzo del PUN (il prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica). Dopo l’entrata in vigore del Decreto sarà composto, per gli impianti sino a 200 kWh di potenza, da una quota fissa di 8 centesimi a a kWh, cui si aggiunge una quota variabile, in funzione del prezzo del mercato dell’energia sino a un massimo di 4 centesimi a kWh.
Ma per realizzare lo scambio occorre che ci sia la comunità e cioè l’aggregazione dei consumatori con i produttori. Per valutare nel concreto la convenienza di aderire alla comunità, è senz’altro utile inserire la localizzazione dell’edificio, i consumi attuali condominiali e dei potenziali aderenti alla comunità, tratti dalle bollette, nel simulatore predisposto dal Gse al link /www.autoconsumo.gse.it.
Gli aderenti alla comunità devono essere collegati alla stessa cabina primaria. Se si pensa che tutta Milano è servita da dieci cabine primarie, si comprende come l’aggregazione tra produttori e consumatori può coinvolgere moltissimi soggetti. La principale difficoltà diventa quindi quella culturale, di spiegare a chi può ottenere il vantaggio, come conviene realizzare la comunità energetica. A questo si aggiungono poi gli aspetti burocratici che in Germania sono stati tutti rimossi, per favorire al massimo l’installazione dei pannelli per triplicare la produzione da fotovoltaico.
Fonte “LA STAMPA” 22 gennaio 2024