energia fai da te installazione
Energia fai da te. Si apre oggi sul portale del Gse la procedura per l’erogazione dei benefici alle Comunità energetiche rinnovabili: sostegno a fondo perduto fino al 40% dei costi per impianti nei Comuni con meno di cinquemila abitanti e tariffa con incentivo sulla produzione condivisa valida per tutto il territorio nazionale

Fonte LA STAMPA 8/4/2024

Energia fai da te per risparmiare, aiutare la transizione ecologica e garantirsi un contributo pubblico per la produzione fatta in casa. In tre parole: Comunità energetiche rinnovabili. Da oggi si parte con le domande di incentivi sul sito del Gse (il Gestore dei servizi energetici, la società che fa capo al Ministero di Economia e Finanze). E via, sempre da oggi, alle richieste di accesso al contributo del Pnrr che si andrà a chiudere il 31 marzo 2025 o al raggiungimento dei 2,2 miliardi di euro. Il Decreto Cer ha stanziato un sostegno a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal Pnrr e destinato alle comunità per impianti predisposti nei Comuni con meno di cinquemila abitanti e lo sviluppo di due gigawatt complessivi, e una tariffa con incentivo sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale. I due benefici sono cumulabili. In totale gli incentivi previsti ammontano a 5,7 miliardi: 3,5 miliardi saranno garantiti attraverso un incentivo in tariffa e verranno finanziati con un prelievo sulle bollette elettriche di tutti gli utenti; 2,2 miliardi di euro, come detto, arrivano invece dal Pnrr, e rappresentano un contributo a fondo perduto per finanziare fino al 40% dei progetti per la costruzione degli impianti realizzati da Cer. Il simulatore disponibile sul sito del Gse dovrebbe rispondere alla prima domanda che tutti si fanno: le CACER, le configurazioni di autoconsumo per la condivisione di energia rinnovabile, meglio note come comunità energetiche, convengono davvero? Ammesso che la risposta sia positiva, resta tutta da verificare la fattibilità, non in astratto ma nella comunità reale, che sia il condominio, la parrocchia, la bocciofila, l’associazione culturale, la piccola fabbrica con gli edifici circostanti o la grande area portuale e industriale che trova nel quartiere residenziale. C’è anche il timore che il fotovoltaico diffuso possa peggiorare la bellezza dei luoghi, che rappresentano una risorsa economica determinante. E poi i cinque gigawatt di potenza incentivabile si esauriscono con soli centomila edifici, degli oltre dodici milioni, con impianti da 50 kW ciascuno. Ma tutto, in buona sostanza, dipenderà da come la cultura delle comunità energetiche si potrà diffondere. Le comunità energetiche sono un soggetto economico e giuridico del tutto nuovo. Nell’accurato studio del Consiglio nazionale del Notariato, dedicato alla costituzione delle comunità, è riportato come, nel febbraio 2023, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica dichiarò che avremmo visto la costituzione di 15 mila comunità energetica. Al 30 giugno 2023, quelle costituite, erano solo 35 con 271 clienti finali come membri. Ci sono voluti del resto anni perché sia definito il quadro normativo. La traduzione in linee guida operative sino alla piattaforma per l’invio, è avvenuta in due mesi e mezzo. Il pasticciaccio brutto del superbonus ha insegnato che conta come le norme si applicano in concreto e non le promesse e le dichiarazioni. È così prevedibile una grande cautela nelle adesioni di Comunità energetiche rinnovabili, che si verificheranno solo se le procedure implementate saranno utilizzabili davvero dagli operatori del settore.

Il 2024 è l’anno della fine della casa dei bonus. Il 2027 è il termine per attivare le Comunità, ma il contatore degli impianti sul sito del Gse registrerà progressivamente gli impianti inseriti bloccando l’inserimento nel caso si superino i cinque gigawatt di potenza complessiva installata per gli incentivi sul consumo. Verrà invece chiuso al 31 marzo 2025, senza possibilità di proroghe, l’accesso allo sportello del contributo Pnrr, nei 2 gigawatt, nei limiti di 2,2 miliardi di euro, per il contributo in conto capitale degli impianti installati in Comuni con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. Per questo, anche se le comunità energetiche sono una cosa strana, non si può fare a meno di conoscerle. Sono l’ultimo incentivo concreto, subito disponibile per il miglioramento energetico a fronte degli obblighi che ciascun Stato membro dovrà promulgare in attuazione della direttiva Ue delle case green. Un’occasione da non perdere, sempre che funzionino davvero.

Come si ottengono i risparmi
Il risparmio si ottiene, ad esempio in condominio, con la riduzione dei consumi, attuata utilizzando l’impianto di produzione sul tetto per ridurre i consumi dell’ascensore, della luce delle scale, del riscaldamento e dell’autoclave. Ma questo non avviene in modo fisico, con il collegamento del cavo alle utenze, ma in modo virtuale, associando il codice Pod, il “punto di connessione” indicato su ogni bolletta e quello del condominio, insieme produttore e consumatore, e quello di tutti i condòmini che aderiscono al gruppo di autoconsumo. L’incentivo è il minimo su base oraria tra l’energia elettrica immessa in rete ai fini della condivisione e l’energia elettrica prelevata. I punti di connessione devono essere collegati alla medesima cabina primaria. Sempre sul sito del Gse è possibile consultare la cabina primaria alla quale si è connessi. Sono incentivabili gli impianti di nuova costruzione, alimentati da fonti rinnovabili di potenza massima di un megawatt, entrati in esercizio dopo il 16 dicembre 2021. Il gruppo di autoconsumo condominiale percepisce: il contributo in conto capitale del 40% se in Comune con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti, la tariffa premio, l’incentivo per la trasmissione, quello per la distribuzione e la per le perdite di rete evitate. La tariffa premio è composta da otto centesimi fissi al kilowattora oltre a una tariffa variabile da zero a 4 centesimi al kilowattora in funzione del prezzo zonale dell’energia, se l’impianto ha una potenza sino a 200 kW.

L’incentivo per la trasmissione è riconosciuto per ciascun per kWh autoconsumato ed è pari per la trasmissione a 10,57 centesimi a kWh, 0,065 centesimi per la distribuzione e il 2,6% in bassa tensione del prezzo zonale di mercato per le perdite di rete evitate con l’autoconsumo. La tariffa incentivante è cumulabile con i contributi in conto capitale se non superiori al 40%, ma si riduce di un fattore proporzionale al contributo ricevuto. I contributi Pnrr non possono essere superiori al 40% delle spese per realizzare l’impianto, che non potrà superare l’investimento massimo di 1.500 euro a kW sino a 20 kW di potenza complessiva dell’impianto è di 1.200 euro a kW sino a 200 kW di potenza, per decrescere ulteriormente sino arrivare alla potenza massima di un megawatt.
 
Le Comunità energetiche
Le Cer, le Comunità energetiche rinnovabili, sono un soggetto giuridico autonomo dotato di statuto con requisiti minimi stabiliti dalla legge. Ne possono fare parte persone fisiche, piccole e medie imprese, associazioni con personalità giuridica, enti territoriali, di ricerca, religiosi, amministrazioni locali. Gli impianti devono essere connessi solo dopo la costituzione della Cer. Lo statuto della Cer deve prevedere che l’oggetto sociale prevalente è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri membri o soci o alle realtà locali in cui opera, e non quello di ottenere profitti finanziari. Chi vi aderisce mantiene i diritti di cliente finale, può scegliere il proprio venditore e può uscire quando vuole, anche se, nel caso di recesso anticipato, possono essere previsti corrispettivi, equi e proporzionati, agli investimenti sostenuti. Deve essere individuato il soggetto delegato responsabile del riparto dell’energia elettrica condivisa. L’eventuale importo eccedente della tariffa premio sarà destinato ai consumatori, non imprese o utilizzato per finalità sociali territoriali.

Nello studio del Consiglio nazionale del Notariato del 20 marzo 2024 si individua cosa occorre fare e come costituire lo statuto per la Cer come associazione, anche come Ets o impresa sociale, organizzazione di volontariato o di promozione sociale anche con due soli membri. I costi sono così ridotti, ma ci sono problemi se si distribuiscono tra gli associati i contributi ricevuti dal Gse. Per lo stesso motivo non può essere utilizzata la forma la struttura giuridica della fondazione. È invece la società cooperativa la forma ottimale per le Cer, con l’avvertenza che nel proprio oggetto sociale vi sia solo l’autoproduzione e la condivisione dell’energia.

L’autoconsumo virtuale
È il modello più semplice di comunità energetica. L’esempio di scuola prevede un gruppo di tre utenti di cui il “prosumer”, il produttore consumatore, produca 100 kilowattora con il fotovoltaico sul tetto, di cui 20 kWh sono autoconsumati (generando un risparmio in bolletta) e 80 kWh sono immessi in rete: di questi, 30 kWh sono prelevati dal primo utente nel momento in cui il “prosumer” produce e 40 kWh sono prelevati da un secondo utente, sempre contemporaneamente alla produzione. I benefici economici da condividere all’interno della Cer sono applicati sui 70 (30 + 40) kWh.

Il vantaggio del gruppo di autoconsumo è quello di potersi costituire con un accordo di diritto privato. Nel caso sia costituito dai proprietari di un edificio in condominio, si considera valida anche la delibera dell’assemblea, documentata dal verbale, firmato dai condòmini che aderiscono al gruppo. Il verbale deve contenere i requisiti minimi: conferma dei diritti del cliente finale anche di individuare il proprio fornitore, scelta del delegato referente e responsabile della ripartizione che gestisce i rapporti con il Gse, nessun limite al recesso, salvo corrispettivi concordati all’inizio, finalità sociali territoriali per l’eventuale eccedenza della tariffa premio eccedente. Il referente in condominio può essere un proprietario o l’amministratore. Se l’energia condivisa eccede il 55% dell’energia immessa nell’accordo di diritto privato o nel verbale di assemblea devono essere stabiliti due comportamenti alternativi: i proventi dell’energia eccedente siano ripartiti ai soli consumatori diversi da imprese, oppure sia reinvestito nella Cer per finalità sociali territoriali.

Le richieste e le simulazioni
Il 24 febbraio 2024 sono state pubblicate le regole operative dal Gse. Da oggi è finalmente disponibile, sul sito del Gse, il portale per l’invio delle richieste di accesso all’incentivo. Attivo sempre da oggi il portale per la presentazione delle domande di accesso al contributo del Pnrr, che si andrà a chiudere il 31 marzo 2025 o al raggiungimento dei 2,2 miliardi di euro. Dopo anni di attesa, in meno di tre mesi sono stati implementati i processi e l’organizzazione per gestirli. Una corsa davvero notevole, che perché sia utile è necessario che sia anche corredata da un’adeguata assistenza verso gli utenti. Sempre dal sito del Gse, nella sezione “configurazione per l’autoconsumo diffuso”, c’è lo sportello virtuale per gli incontri individuali con gli esperti del Gse, video tutorial e webinar: il primo, per la presentazione del portale, si è tenuto venerdì 5 aprile. È possibile inserire i dati sul portale per una pre valutazione. Disponibile da oggi, sempre dal portale, il simulatore con cui, come avveniva durante il periodo di sperimentazione, sarà possibile inserire l’indirizzo del sito e capire in quando tempo la spesa può essere ammortizzata con i benefici successivi, sia di riduzione delle spese energetiche che di incentivazione di promozioni sociali territoriali che il modello consente. L’utilizzo del portale di registrazione rappresenta la collezione di tutti gli aspetti del complesso processo di nascita e di gestione della comunità energetica.

Cosa manca ancora
Proprio l’utilizzo del portale, rivela che si è voluto fare molto. Ma gli aspetti che possono contribuire al successo o al fallimento del modello delle CACER sono molto complicati. Basti pensare agli enti coinvolti anche solo per un impianto in un condominio che ecceda i 20 kW – la regola – dopo che è aumentato di molto il rendimento di produzione dei pannelli e diminuito il costo. Si va dalla richiesta a E-distribuzione per la collocazione e il collegamento al contatore del condominio “prosumer”, alle procedure presso l’Agenzia delle dogane per la gestione e il versamento delle accise (dato che sono 20 kw, l’impianto fotovoltaico diventa un’officina elettrica), alle pratiche presso Arera per l’iscrizione all’anagrafe degli operatori se l’impianto supera i 100 kw, al pagamento dei tributi, sulla quota di energia venduta con contratto di ritiro dedicato. A questo si aggiungono le difficoltà culturali, ad esempio in un luogo di interessi contrapposti come il condominio, in cui sono presenti tutte le fasi della vita di una persona, quelle in cui si può essere più disponibili a investire e quelle in cui si ha come obiettivo principale la tranquillità e la salute. È quindi indispensabile che la comunicazione riguardi l’intero processo, con esempi in casi d’uso che contemplino ogni fase, dalla costituzione della comunità alla costruzione dell’impianto alla sua attivazione. Proprio sui tempi di attivazione, estremamente rallentati dai passaggi burocratici, si può giocare molto dell’interesse, se ad impianto ultimato e documenti caricati, occorrono oltre sei mesi per la messa in attivazione.

Un aspetto poi da valorizzare è che ciò che rende più conveniente l’attivazione della comunità è la comunità stessa. La relazione interessata alla condivisione che può generare risorse economiche di reciproco vantaggio ha valore anche per le relazioni positive interpersonali. Per questo altissima è l’attenzione delle 25 mila parrocchie e della Cei, ma anche dell’associazionismo laico: soggetti che hanno percepito come le risorse, purtroppo limitate, liberate dalle comunità energetiche, possono motivare a rinsaldare i rapporti non per obbligo ma per reciproca convenienza.fai da te

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *